“I partigiani di Alba” di Filippo Barbano (per una biografia di mio zio Domenico Tanteri)

Filippo Barbano

I FATTI MILITARI DI ALBA

(10 Ottobre 1944 – 15 Aprile 1945)

I

A mezzogiorno del 10 ottobre 1944, mentre gli ultimi rep a rti repubblicani

passavano il Tanaro, le brigate pa rtigiane ≪ Belbo ≫ ≪C a n

a le ≫ , ≪A lb a ≫ ed un distaccamento della VI divisione Garibaldi entravano

in Alba. L’occupazione della citta avvenne, come e noto, senza

combattimenti in seguito a ll’abbandono concordato della piazza da

p a rte del presidio repubblicano.

Come avvenne che proprio in quell’ottobre la Repubblica Sociale

abbandonasse al ≪ controllo dei rib e lli ≫ quest’ultimo presidio

nella contesa valle del Tana ro? L’ottobre del ’44 in fa tti, mentre da

una p a rte vide nello scacchiere della guerra la cristallizzazione dei

fro n ti sulla linea gotica, nel ≪ terzo scacchiere ≫ della guerriglia partigiana

(guerriglia che aveva raggiunto il massimo della sua potenza

esplosiva d u ran te l’estate) preparo quella che si potrebbe oggi chiamare

la ≪ contrazione ≫ invernale della guerriglia partigiana, in seguito

alla controffensiva dei ra stre llamenti di novembre.

Alba, antica citta romana situa ta sulla sponda destra del T an a ro,

geograficamente ap p a rta ta a pochi chilometri d a ll’ingresso di una

lunga valle tracciata dal fiume tra i grandi gruppi collinari dell’alto

Monferrato e delle Langlie, durante la guerra di liberazione ebbe nella

strategia repubblicana, la posizione di presidio piu avanzato verso

le zone controllate dai p a trioti, e nella strategia p a rtigiana la funzione

■li punto di raccordo fra le zone collinari controllate e un valore, diremimo,

di situazione conclusiva per questo controllo. Fino dal 10 settembre

’43 Alba era stata occupata da formazioni tedesche delle SS. ;

successivamente ai primi del ’44 erano subentrati nel presidio della

citta il II ≪ Cacciatori degli Appennini ≫ al comando del Col. Languasco

ed un reparto della ≪M u ti≫ . ≪… Il rep a rto della Muti

dice il Vescovo di Alba Mons. Luigi Grassi nei suoi Ricordi personali

su La tortura d i A lb a e dell’Albese (Alba, 1946) — lavorava

per conto suo ed in contrasto col 11° Cacciatori perche ognuno dei

due voleva detenere il comando del presidio, cercando di darsi lo

I FATTI MILITARI DI ALBA 25

sgambetto vicendevolmente ». Fu presumibilmente in seguito a questa

in compa tibilità che in agosto i « Mutini » lasciarono il campo ai

«C a c c ia to ri» , i quali p e ra ltro venivano in seguito richiamati a Ceva

p e r ordine espresso del Generale Del Giudice, comandante il Centro

Addestramento Rep a rti Speciali e dire tto re superiore del Languasco.

Al presidio di Alba veniva quindi demandato il Battaglione « Cadore

» comandato dal Col. di complemento Redaelli: «…un uomo ed

un battaglione — commenta il Vescovo — che nei pochi giorni che

si fermarono da noi si comportarono esemfplarmente ». «Dopo 10

giorni o poco più di permanenza — continuiamo attingendo alla stessa

fonte — il battaglione riceveva già l’ordine di partire… senza che

fosse annunciata nessun’a ltra tru p p a a supplire il Presidio ». Questo,

quanto dice sui fa tti in argomento il Vescovo di Alba, che fra le due

p a rti in contesa fu, d u ran te tu tta la guerra di liberazione, in quella

zona, la figura più in vista ed attiva. Ed aggiunge: « I l Col. Redaelli

faceva i prep a ra tiv i di partenza ed il lunedì stesso 9 Ottobre veniva

a congedarsi da me e a dirmi la sua preccupazione per la città, e che

avendone p a rla to con i suoi superiori, s’era en tra ti ne ll’ordine di idee

di passare pacificamente la città ai badogliani del Mag. Mauri p e r

salvarla dai pericoli prospe tta ti il giorno prima al Pre fe tto stesso di

Cuneo, dal Commisario della città ». Il Commissario prefettizio aveva

in fa tti il giorno prima telefonato al Pre fe tto Galardo p rospe ttandogli

« la necessità di non lasciare senza presidio alcuno la città che,

circondata da ogni p a rte dagli informatissimi P a rtig ian i, poteva diventare

cruento campo di battaglia con gli Alpini, come… nella ipotesi

di una in d istu rb a ta partenza di questi, cadere nelle mani della

teppa che non manca in nessuna città con le inevitabili grassazioni…».

E ’ ancora interessante ricorda re che il Pre fe tto promise di provvedere

tempestivamente, telefonando in proposito a Zerbino, Alto Commissario

p e r il Piemonte. In realtà lo Zerbino, a detta di Mons. Grassi,

pare non abbia mai ricevuto telefonata del genere dal Galardo. Quando

Alba fu occupata dai partigiani, il P re fe tto p e r scagionarsi accusò

poi il Vescovo di avere « fav o rito il gioco dei rib e lli» .

In tutto ciò quel che p a re certo è che, se un accordo da p a rte re pubblicana

ci fu p e r abbandonare Alba, questo è più probabile sia in tercorso

tra il Col. Redaelli ed i suoi d ire tti superiori m ilita ri, p iu ttosto

che fra questi ultimi e gli alti responsabili politici della R ep u b blica

sociale. Questi u ltimi in fa tti erano piuttosto in c e rti in quel fra n gente

di tempo e disorientati, fra le continue fluttuazioni sui fronti

della linea gotica. E le forze disponibili p e r rinforzare il Presidio non

era facile trovarle. T u tti questi fa tto ri ed in aggiunta ad essi, l’organizzazione

caotica, quel certo senso di provvisorio e quella forza di ir2

6 FILIPPO BARBANO

responsabilità che caratterizzò l’azione di molti alti funzionari e r e sponsabili

civili e m ilita ri della Repubblica di Salò poterono dunque

molto nel de te rmina re da una p a rte i fa tti di Alba de ll’ottobre ’44

e lo avrebbero potuto ancor più se d a ll’a ltra , l’azione partigiana, dopo

una estate di successi non si fosse fa tta sempre p iù incalzante e

minacciosa p e r la situazione repubblic ana nella città, portando ma te rialmente

le sue formazioni ad affacciarsi alla cerchia di colline che

le fanno corona.

Piuttosto vien fatto di chiedersi a questo punto se nella prevedibilità

di una « contrazione » invernale i comandi p a rtig ian i responsabili

non avrebbero fatto meglio a rin u n c ia re a quel breve periodo

di occupazione per accontentarsi di un « c o n tro llo » , rimanendo p e ra

ltro a ttestati sulle colline dominanti. L’avrebbero suggerito le n o rme

ta ttich e della guerriglia prima ancora che la considerazione più

generale delle ben note difficoltà m ilita ri di difendere un centro

abitato.

A questo proposito si possono fare alcune considerazioni. C’è in tanto,

si potrebbe dire, una legge in te rn a al movimento ed allo sviluppo

di ogni guerriglia p a rtigiana : una legge quasi di gravitazione,

che le fa nascere nelle zone più riposte, e di esplosione in esplosione

le fa tendere, gravitare verso i centri ab ita ti e cittadini. E ’ questa una

legge fa tta di ragioni tecniche, strategiche psicologiche. Se non semp

re concorrono questi tre ordini di ragioni, c’è per lo meno in ogni

caso una di esse a spingere gli avvenimenti. Tutto sta a poter contro

lla re la forza di questa gravitazione fino a quel dato momento, in

cui la situazione generale lascia prevedere una possibilità, se non anche

una necessità, di concludere un ciclo di guerriglia con l’occupazione

di un dato centro cittadino. E di solito la guerriglia p a rtig ian a si

estende ai grandi centri ab ita ti solo nelle fasi finali di una situazione

bellica e p e r lo più preceduta da sommosse in te rn e di una « armée

souterraine » cittadina.

Ora a p a rte il fatto che nel nostro caso Alba non è un grande

centro cittadino, in quell’ottobre ’44 malgrado qualsiasi previsione

contraria, ci fu un momento in cui la cristallizzazione sulla linea gotica

sembrò un arresto momentaneo ed in cui neppure le direttive dei

Comandi Alleati ai Comandi Pa rtig ian i previdero quella che fu poi

la stasi invernale ’44-’45, che permise ai nazi-fascisti di risollevare di

poco, ma ancora una volta, le sorti della b arcollante Repubblica.

Ecco come il Comandante partigiano magg. Mauri (Enrico Martini)

tratteggia la situazione e gli sta ti d’animo di quel momento nel

volume «Con la libertà e per la lib e rtà » (Torino, 1947): « L ’offensiva

alleata ha subito un arresto sulla linea gotica, ma presto sarà

I FATTI MILITARI DI ALBA 27

ripre sa , non c’è dubbio. Presto tutto il Piemonte, tu tta l’Ita lia sarà

libera. Anche Tempie ne è così sicuro. Ma ho piacere che me lo confermi.

’’Dove saremo a Natale, T em p ie ? ”. ”A Torino, vuol scomm

e tte re ? Io metto in pegno un cronometro d’oro” ». E p rim a il maggiore

Martini aveva detto : « Le Langhe sono ormai diventate un paese

inte ramente nostro, un piccolo Stato libero nel te rrito rio della Re p

ubblic a Sociale fascista. In tu tta la zona compresa, nel grande arco

del Tana ro, da Ceva ad Asti, sventola in segno di sfida il tricolore

partigiano e lungo le acque sonanti del fiume, in cui si mescola e

disperde il sangue dei contendenti, i nostri rep a rti fanno buona guardia.

Lo staterello comprende oltre un centinaio di paesi con qualche

centinaio di migliaia di abitanti. L’amministrazione combinale è re tta

dai comitati, dai sindaci e dalle giunte liberamente eletti… Il maggiore

Peschiera ha impiantato la complessa organizzazione degli Affa

ri civili per regolare i rap p o rti con le amministrazioni comunali,

disciplinare le requisizioni, riscuotere i trib u ti. Il servizio di polizia

è disimpegnato dalle stazioni c a rabinie ri del Tenente Marino, che

sono state impian ta te nei concentrici principali. L’amministrazione

della giustizia, anche p e r le vertenze di n a tu ra penale e civile fra i

locali, è regolata dai trib u n a li divisionali, sotto il vigile controllo del

Giudice Giusto. Il servizio sanitario ha ora a sua completa disposizione

gli ospedali di Murazzano e Cortemiglia… Il piccolo Stato non

è dunque soltanto una semplice e vuota espressione; è un qualche

cosa di vivo ed operante. Manca solo la capitale… Guardiamo ad Alha

la capitale delle Langhe. La c ittadina adagiata sulle rive del Tanaro

ci a ttira inavvertitamente, irresistibilmente ».

Questa la situazione che determinò i fa tti del 10 ottobre ’44, ed

indusse i Comandi partig ian i a ll’occupazione di Alba. Si dà poi per

certo che il magg. Mauri personalmente sia stato sempre piuttosto

alieno da una occupazione del presidio (ta n t’è vero che le due notti

successive alla en tra ta in Alba i suoi uomini ebbero l’ordine di r itirarsi

sulle posizioni di partenza, e così fecero; mentre di occupazione

vera e p ro p ria si può p a rla re solo quando si decise di pre sid ia re costantemente

la città di giorno e di notte, in seguito a gravi p e rtu rb a menti

n e ll’ordine pubblico). In ogni caso, una volta verificatasi la

situazione di cui più sopra, secondo la testimonianza del Vescovo venivano

a m ilita re a prò della occupazione p a rtigiana ragioni di vera

e p ro p ria azione di polizia. Pa rticola rmente chiarificativa al riguardo

è una Relazione del comandante Mauri p u bblic a ta nel volume del

Generale R. Cadorna: «L a Riscossa dal 25 luglio alla L ib e ra zio n e» ,

Milano, 1949.

2 8 FILIPPO BARBANO

II

Il presidio partigiano di Alba durò una ventina di giorni circa.

Ma intanto : « Il fronte sulla linea gotica — riprendiamo col maggiore

Mauri — minaccia di stabilizzarsi. La Repubblica di Salò riprende

fiato e lo riversa nelle trombe della sua velenosa propaganda. E ’ b a n dita

una nuova crociata anti-rib e lli, la definiva, p e r distruggere per

sempre il mal germe dei trad ito ri. Domodossola già lib e ra ta dai p a rtigiani

è nuovamente caduta sotto la dominazione nazi-fascista. Ora

è la volta di Alba. E ’ facile capirlo. Le variopinte legioni neofasciste

si concentrano verso Bra e Torino. Poi arriva l’u ltim a tum : ’’Sgomb

ra te Alba o vi annienteremo” . Rispondo: ’’Alba l’abbiamo presa e

la terremo. Se in fondo al vostro essere è rimasto un briciolo di

ita lian ità dovreste vergognarvi di minacciare ancora, dopo tan ti delitti,

saccheggi ed uccisioni. Restate con la vostra vergogna senza nome

; con noi sono tu tti gli ita lian i e tu tti gli uomini d’onore e di

dignità” ». Allo stato delle cose la risposta non poteva essere diversa.

Nè mutò nel corso dei tre storici abboccamenti del 30 e del 31 ottobre,

svoltisi a Barbaresco, a l Mussotto e a Cinzano fra il Comandante p a rtigiano

Magg. Mauri con alcuni suoi collaboratori e, per p a rte rep u b blicana,

il Commissario Straordinario p e r il Piemonte Zerbino accompagnato

da alcuni gerarchi; intermediario Mons. Grassi. Ma i rep u b blicani

prima di giocare l’ultima carta cercarono ancora un accordo

chiedendo un quarto incontro. Il Magg. Mauri rifiutò di p arteciparvi

personalmente ma acconsentì a che vi si recasse una sua rap p re sen tanza

: « La sera — dice il Magg. Martini — mi comunicano l’esito

delle conversazioni. Hanno lasciato a me le ultime decisioni. Se al

primo colpo di cannone farò alzare sul campanile del Duomo la b an diera

bianca mi concederanno il tempo di ripiegare. ’’Che cosa dobbiamo

fa re ? ”, domanda Fede (il Comandante della Piazza di Alba).

”A1 primo colpo di cannone alzi sul campanile il trico lo re ” ».

« In tan to — citiamo Mons. Grassi — tra il 31 ottobre ed il I o no vembre

ingenti forze repubblicane s’ammassavano sulla riva sinistra

del Tanaro da Pollenzo fino a Barbaresco; si seppe poi che erano c irca

tremila soldati con una ventina di cannoni appostati in varii p u nti,

due autoblinde e varii c a rri a rmati ». I repubblicani preparavano contro

Alba la « prima operazione anti-ribelli di una certa entità, condotta

da comandanti ita liani ed eseguita da sole tru p p e ita liane », come

scrisse il Col. di S. M., repubblicano A. Ruta, Comandante dei

I FATTI MILITARI DI ALBA

R.A.P. (Rep a rti Anti P a rtig ian i) in un prezioso ed interessante documento

(1).

« Il giorno 30 otto b re 1944 -— inizia la relazione repubblicana —

ricevo l’ordine dal dr. Zerbino, Commissario Straordinario per il

Piemonte, presenti il Commissario Federale del P. F. R. ed il Capo

della Provincia di Cuneo, di concretare l’ordine di operazioni p e r la

liberazione di Alba, passata sotto il controllo dei ribelli, e di assumere

il comando delle tru p p e necessarie per la realizzazione dell’azione.

Tenuto conto del compito e della pa rticola re situazione nemica,

proponevo di fa r parte c ipa re a ll’operazione tu tti i miei rep a rti

del R. A. P. dislocati in Torino e le aliquote di forze già concentrate

a Brà (circa 600 uomini della G.N.R. delle Brigate Nere di Torino

e di Cuneo e del Gruppo corazzato Leonessa). Chiedevo in o ltre il

concorso di almeno un battaglione della X Mas rinforzato da un gruppo

di a rtig lie ria (su 2 btr.). Le richieste venivano inte ramente soddisfatte

e mi venivano concessi gli automezzi ed il carburante necessari

p e r il trasferimento delle forze da Torino nella zona di impiego ».

Sulla scorta della relazione repubblicana il piano originario d’a ttacco

alla città doveva essere questo : « Attaccare il lato nord dell’ab ita

to di Alba superando di viva forza il fiume T an a ro ; aggirare e distruggere,

con azione a tenaglia, le forze avversarie dislocate alla difesa

degli sbocchi est e sud-est dell’abitato stesso, agendo con tre

colonne di attacco :

a) Colonna Nord – compito: attaccare frontalmente l’abita to di

Alba passando il fiume Tanaro con le maggiori forze sulla passerella

del Mussotto e con elementi a rd iti a nuoto e su galleggianti pene tra re

n e ll’abita to da p o rta Tanaro e da p o rta Cherasco.

b) Colonna Est – compito : occupare con elementi b lin d a ti il nodo

stradale nei pressi di C. Sansoldo e con elementi di fuoco Q. 306 e

Q. 33, a sud-ovest di Alba. Procedere successivamente: 1°) con le

maggiori forze p e r Q. 306, C. Fan tin a sulla ro tab ile Alba Cortemilia

a ll’altezza di C. Daniele, penetrando n e ll’abitato da porta Savona;

2°) con una aliquota di mezzi blin d a ti, rinforzata da fanteria, raggiungere

p o rta Cherasco per appoggiare l’azione della colonna nord.

c) Colonna Sud-Ovest – compito: occupare con elementi di fuoco

Q. 253 di Villa Miroglio, procedere alla conquista dei due sbocchi

sud-ovest de ll’abitato di Alba, agendo con le maggiori forze p e r l’asse

rotabile Roddi-Alba ».

29

(1) Stato Maggiore Esercito, Comando R.A.P. «Aggredisci e vincerai». Prot.

n. 0607/02/A2, P.d.C. 841, 12/11/1944 – XXIII: Relazione sulle operazioni svolte nei

giorni 31 Ottobre – 1-2 Novembre 1944 per la liberazione di Alba, già occupata

da fuori legge (con 5 allegati).

La fase iniziale d’azione doveva essere questa : itin e ra rio unico

delle tre colonne fino a Canale (via: Torino-Moncalieri-Poirino-Pralormo-

Montà- Canale); da detta località:

– la Colonna Nord (1° R.A.U.. (Reparto A rd iti Ufficiali); 1 pi. del

I I 0 R.A.U. 1 b tr. da 75/13; 2 sez. m itrag lia tric i della X b tr.; 2 pezzi

da 47; 2 m o rta i da 81), doveva attestarsi nella zona di Mussotto;

– la Colonna Nord (1° R.A.U. (Reparto A rdili Ufficiali); 1 pi. del

pleto armamento organico; 1 btr. da 75/13; e 2 mezzi p ro te tti; 1 stazione

radio R. 4) doveva raggiungere S. Damiano d’Asti ed inviare

un rep a rto esplorante per accertare la possibilità di passaggio del

fiume Tanaro sul ponte di Motta o sul traghe tto di Neive; e, ne ll’im possibilità

di u tilizzare detti passaggi, raggiungere le posizioni fissate

a ll’ordine di operazioni n. 16 passando il Tanaro ad Asti (detto

ordine di operazioni n. 16 è in tutto uguale al piano originario di

attacco che fissa i compiti delle varie colonne e che abbiamo sopra

già rip o rta to testualmente);

– della Colonna Sud-Ovest (quella che, passato il Tanaro a Mussotto,

doveva investire Alba dalla p a rte di Roddi, e costituita da

1 cp. «Brigata Nera », 1 cp. G.N.R. rinforzata da un pi. X Mas;

1 cp. «B rig a ta N e ra » = 300 uomini; 1 carro M. 13; 1 stazione radio)

non si fa qui p iù un cenno espresso dal mpmento che, da ti i compiti

operativi, doveva attestarsi p e r l’attacco in posizioni viciniori alla colonna

nord.

– Doveva seguire nella marcia di avvicinamento : il Comando, un

numero imprecisato di btr. da 105 (della X Mas) ed un pi. di cavalleria.

P a rten z a alle ore 6,45 del giorno 31 ottobre. (Mentre dunque,

notiamo di passaggio, i «politici» repubblicani cercavano nei colloqui

su nominati del 31 ottobre una resa senza battaglia, i « m ilita ri »

si disponevano d irettamente a ll’attacco).

Senonchè al mattino del giorno 1° novembre dopo aver messo le

colonne in movimento per la marcia di avvicinamento alle posizioni

di attacco il Comandante Col. Ruta era costretto a constatare che:

1 – « L a Deviazione imposta al movimento delle colonne; (’’ …l’in terruzione

del ponte di Rollandi — aveva concluso il rap p o rto del

giorno 31 -— costringeva le colonne a deviare; p e rtan to : la Colonna

Est riceveva ordine di raggiungere Asti per Fe rre re , Villafranca d ’Asti;

senonchè il battaglione « Lupo » di detta colonna giunto ad Asti avendo

comunicato di trovarsi nella impossibilità di raggiungere le posizioni

di cui a ll’ordine di operazioni n. 16 perchè tu tti i ponti sul

Tanaro erano in te rro tti, gli veniva inviato l’ordine di raggiungere,

p e r le ore 12 del 1° novembre, B rà ” ).

11° « I nuovi elementi ricavati in posto sulla situazione e la rico-

3 0 FILIPPO BARBANO

gnizione effe ttu a ta al mattino, consigliavano di variare e di rimaneggiare

il dispositivo d i attacco ».

Si ritornava dunque alle basi di partenza. Tutto il dispositivo con

spiegamento a largo raggio (nord-est-sud-ovest) veniva ritra tto e, imp

o rtan te da notarsi, la base di concentramento e di partenza delle

forze veniva p o rta ta a Brà con evidente mutamento nel piano d’a ttacco

che, ristre tto di molto il raggio d’azione (nord-sud-ovest), avrebbe

gravitato ed investito Alba essenzialmente dal lato ovest.

E rro re tattico del Comando repubblicano? 0 che cosa a ltro ? Qui

si danno due ipotesi.

Dal momento che le difficoltà di qualsiasi traghe tto del Tanaro

ad est. di Alba avrebbero dovuto essere cosa di ben note difficoltà al

Comando repubblicano, non si riesce a comprendere la passeggiata

della colonna est fino ad Asti se non come un vero e rro re tattico.

Non si può in fa tti neppure presumere che d e tta colonna avesse solo

compiti di esplorazione, nel senso di saggiare le possibilità di tr a ghetto

su ll’in te ra linea del Tanaro fino ad Asti. La relazione rep u b blicana

p a rla molto chiaro sui compiti della colonna Est; se non fosse

stato possibile utilizzare d e tti passaggi (ponte Motta, traghe tto Neive)

raggiungere Asti p e r passarvi colà il Tanaro e raggiungere le posizioni

di cui al già sopra citato ordine di operazioni n. 16. Dunque detta

colonna aveva l’ordine in estrema ipotesi di passare il Tanaro ad Àsti

evidentemente per ri discenderlo a sinistra lungo la valle tra il fiume

e le colline, fino a raggiungere il tergo di Alba. Ora che cosa avrebbe

potuto fa re de tta colonna in quella pericolosa discesa nella vallata

infida p e r una sessantina di km. e su strade continuamente inoltrantesi

fra le incombenti colline presidiate dalle forze p artigiane?

Tutto ciò appare tanto più strano se si pensa che ad ovest di

Alba e precisamente a Pollenzo c’era un ponte in ta tto e presidiato

dai tedeschi. Po treb b e quindi anche essere che il piano iniziale di

attacco a largo raggio di spiegamento, sia stato concepito dal Comando

repubblicano proprio p e r non dover in qualche modo chiedere

il passaggio ai tedeschi. Ed anche questa, p e r quanto a tu tta

p rim a possa ap p a rire strana, potrebbe essere una ipotesi valida. (Si

rammenti l ’ostentata « ita lian ità » che il comandante Ruta volle dare

alla sua operazione, come abbiamo già rip o rta to più sopra).

E rro re tattico od ostentazione di indipendenza nei rigua rdi dei

camerati tedeschi, fatto sta che ad un dato punto, abbandonato il p ia no

originario, il Comando repubblicano ripiegava su un secondo pia no,

mentre « …veniva chiesto ai tedeschi il passaggio sul ponte di

Pollenzo » (unico ponte intatto), passaggio concesso per il personale

intervento (!) del Commissario Straordinario p e r il Piemonte Zeri

FATTI MILITARI DI ALBA 31

32 FILIPPO BARBANO

bino. Ora c’è da chiedersi: se i tedeschi non avesseo essi stessi p re sidiato

il ponte, oppure se questo fosse stato fatto saltare dai p a rtigiani

(una azione in questo senso ci fu del resto da p a rte di una fo rmazione

garibaldina, pe ra ltro senza risu lta ti concreti) i repubblicani

sarebbero mai riusciti a conquistare Alba? 0 p e r lo meno l’avrebbero

riconquistata così presto?

Dopo il « rimaneggiamento » che vide anche un apporto di nuovi

rep a rti (1 btg. della X Mas: « F u lm in e » , e perfino un reparto speciale

dei Vigili del Fuoco di Torino) alle ore 0 del giorno 2 novembre

il Comando repubblicano impartiva ai Comandanti l’ordine di a ttaccare.

Si può calcolare che si sia messa in movimento da p a rte rep u b blicana

una forza di 3000 uomini, circa, au totra sporta ti. Nella re la zione

in esame è detto che la forza p a rtigiana fosse prevista : « in

Alba p e r 700-1000 uomini; p e r la in te ra zona da un minimo di 1500

ad un massimo di 5000». In realtà, come vedremo più avanti, la fo rza

p a rtigiana in città era su per giù di 700 uomini e quella disponibile

nella zona circa a ltrettanto.

Da fonte partigiana, secondo un documento del Comando Difesa

della Città di Alba (2), la difesa dei p a trio ti e ra la seguente: « I l

nostro schieramento è in q u ad ra to ad ovest dalla 48° Brg. ’G a rib a ld i’,

che giunge con il suo schieramento fino alla Cantina del bivio di

Roddi; ad est dalla Bgr. ’ G a rib a ld i’ di Rocca, che ha il compito di

sorvegliare i movimenti sul fiume Tanaro sino a ll’altezza di Castagnole-

Neive. Allo scopo di ga rantire la sutura ad ovest e ravvisando

la necessità di u n ’arma pesante in direzione di Pollenzo dispongo

l ’invio di una mitraglie ra da 13,2 al distaccamento Rupe di Roddi,

mentre invito Kin, comandante la 48° Brg., a ra fforzare la zona Verduno-

Roddi con a ltri due distaccamenti, fo rti complessivamente di

80 uomini. Al fine di raccorciare la linea di resistenza, dato il limitato

numero di forze a disposizione, e costringere il nemico ad in c a nalarsi

nella striscia di terreno b a ttuto dalle armi predisposte sulle

colline, era stato, dopo ricerche fa tte presso gli E n ti competenti, nei

giorni precedenti allagato il terreno antistante a Nord-Ovest e Nord

la Rupe Roddi. Nelle zone antistanti non allagabili erano stati disposti

campi di mine. P e r la difesa della città poi, nella zona a n tistante

nord-nord-est era attestata la Bgr. ” Alba più a rre tra ta

al limite dell’abitato la Bgr. ’’C a n a le ” della 2° Div. Langhe; a tergo

occupava le posizioni a ridosso delle colline la Bgr. ” Belbo ”, pure

della 2‘ Div. Langhe; il lato Ovest era presidiato dalla Bgr. ’’Castel-

(2) Esercito Italiano di Liberazione Nazionale – Comando Difesa della Città

di Alba: Relazione circa le operazioni di difesa della città.

I FATTI MILITARI DI ALBA 33

lino ” della 1* Div. Langhe. La riserva era costituita dal distaccamento

garibaldino Michel, forte di 5 squadre (80 uomini circa).

L’armamento pesante a disposizione era costituito da 2 sez. di 2 m o rta

i da 81 ciascuna, dalla 4a Div. ’’A lp i”, Brg. ’’ T a n a ro ”, e da un

Reparto Armi pesanti del 1° gruppo Div. Alpine: 4 mitraglie re da

13,2, 4 morta i da 87, 4 morta i da 50, 4 p ia t (antic a rro inglesi). Pe r

le forze, dando un 150 uomini circa alle Bgr. ” Castellino ” , ” Belbo ”

e ’’C a n a le ” , 100 alla Bgr. ’’A lb a ” , 15 alla Sez. m o rta i e 70 al Rep

a rto armi pesanti e 80 al distaccamento Michel avremo poco più

di 700 uomini come si diceva più sopra. P e r la resistenza in città

era stata iniziata la costruzione di sbarramenti alle diverse vie di accesso,

sia per il lato Ovest che per il lato Est de ll’abitato. S b a rra menti

questi che del resto non furono p o tu ti finire. P e r l’a rre tra mento

dalle posizioni indicate era prevista una seconda linea di re sistenza

».

« Verso le ore 1 — dice il rap p o rto del Comando pa rtigiano —

si effettuò da p a rte del nemico il passaggio sul ponte di Pollenzo

(«segre tamente rip a ra to » , dice il documento; ma in re a ltà l’azione

garibaldina di demolizione andò fallita, come si seppe dopo) di 600

uomini su au to c a rri con rimorchio e di alcuni mezzi blin d a ti, seguiti

da un secondo battaglione. P iù ad Est successivamente (verso le ore 7

e da p a rte del RAU secondo il documento repubblicano) e con azione

evidentemente diversa, fu effettuato un attraversamento su barconi di

un piccolo reparto di 60 u om in i» .

La prima località ad essere raggiunta dai repubblicani fu Roddi,

attaccata dalla colonna G.N.R. e « Brigata Nera ». I fa tto ri de te rminan

ti p e r la p a rte repubblicana furono il numero p reponde rante, le

a rtiglie rie pesanti e la possibilità di collegamenti ra p id i; mentre appunto

questi ultimi, in aggiunta alla scarsità di uomini e di m u n izioni,

determinarono non poco l’a rre tramen to partigiano. « P a r ticolare

reazione di fuoco — dice la relazione repubblic ana — partiva

dalle a ltu re a sud della rotabile Pollenzo Alba… Alle ore 7 il gruppo

di combattimento M.A.S. scavalcando la colonna G.N.R. e B.N. p u n tava

su c antina di Roddi preceduto da elementi blindati… Euoco di

armi automatiche e di mortai si manifestava sulle a ltu re di C. Alfieri

e di Villa Miroglio. Ordinavo quindi alle a rtiglie rie di eseguire conc

entramenti di fuoco sui pred e tti obiettivi. Le resistenze venivano

gradatamente superate, ma il movimento era rita rd a to dalla presenza

di campi min a ti veri e fittiz i che imponevano l’abbandono totale della

rotabile Roddi-Alba… Il nemico costretto a piegare sotto la continua

pressione delle valorose fante rie della X Mas si concentrava sulle a ltu

re di C. Miroglio, reagendo con preciso fuoco di mortai. Su questo

3 4 FILIPPO BARBANO

obiettivo ordinavo nuovamente alle a rtiglie rie di intervenire. Di fronte

alla resistenza opposta dal nemico, su tutto il fronte di attacco d isponevo

di allargare verso sud il cerchio di investimento della città,

inviando elementi p e r l’alto, allo scopo di aggirare le difese nemiche

dell’abitato… Completato l’investimento della città dopo re ite ra ti concentramenti

di a rtiglie ria le colonne di Arditi e della X“ penetravano

alle ore 14,05 in Alba. Un ufficiale a rd ito strappava il tricolore sabaudo

che i rib e lli avevano fatto sventolare durante tu tta l’azione sul

più alto campanile della c ittà » .

Sulla conclusione dei combattimenti ecco il documento partigiano :

« Dopo circa u n ’ora e mezza di resistenza sulla I I linea, essendo la

maggior p a rte degli uomini privi di munizioni, essendosi rese inse rvibili

le più fo rti armi automatiche, riten n i necessario o rdina re un

nuovo ripiegamento. In considerazione dell’avvilimento degli uomini

p e r la mancanza di munizioni, degli inconvenienti alle armi, del

danneggiamento alla linea telefonica, ed allo scopo di non p ro tra rre

oltre il violento fuoco di a rtig lie ria sulla città e di salvare l’organica

efficenza dei rep a rti per poter ga rantire le zone re tro stan ti; considerando

che qualunque ulte rio re difesa avrebbe ottenuto solo un troppo

lieve rita rd o alla caduta della città e che in una difesa troppo ravvicinata

avrebbero potuto essere fa tti prigionie ri in te ri nostri repa rti,

ho ordinato il ripiegamento sulla linea displuviale oltre la valle Cherasca,

disponendo l’immediato sgombero dei fe riti, magazzini, p rigionieri,

automezzi p e r i quali erano già stati dati fin dalle 8 del

giorno stesso disposizioni in previsione. Il mattino seguente i rep a rti,

di iniziativa, dopo avermene data comunicazione, raggiungevano ap prossimativamente

le posizioni di partenza ».

Riguardo alle p e rdite delle due p a rti la relazione repubblicana

pare abbia non poco millantato. Ecco le sue c ifre: Morti rep u b b licani

4; p a rtigiani 29 accertati, 30 p ro b ab ili; 10 passati per le armi;

fe riti repubblicani 10; pa rtigiani una ottan tin a , 14 prigionieri e 40

sospetti c a ttura ti. Mons. Grassi, fonte insospettabile, dice invece:

« A proposito di morti devo fa r notare per la verità che i morti repubblicani

del 2 Novembre furono 4 e non più, come furono 4 e

non più i partigiani morti… Dei p a rtig ian i fe riti seriamente ne risultarono

4 p o rta ti a ll’Ospedale che si riuscì poi a fare evadere, e

finora non se ne conoscono a ltri ».

« La sera il nemico entra in Alba — conclude il Mass. Mauri

nel suo volume — le finestre sono chiuse, la città deserta ».

Sulla linea gotica intanto le armate si preparavano a svernare.

Non molto tempo dopo, il Gen. Alexander annunciava per la guerriglia

partigiana, il tempo d’attesa de ll’inverno ’44 – ’45.

Ì FATTI MILITARI DI ALBA 35

I I I

P rim a della definitiva occupazione di Alba, avvenuta il 28 di

Aprile dopo due giorni di d u ri combattimenti, gli avvenimenti della

guerriglia attorno alla gloriosa città registrano un altro importante

fatto d ’a rme : l’azione pa rtig ian a su Alba del 15 Aprile ’45. La « p ro va

generale », come ebbe a definirla Mons. Grassi.

Dopo la contrazione invernale la primavera del ’45 aveva visto

« l’esercito degli straccioni » di nuovo in piedi con qu ad ri e formazioni

rifa tti e a ttre z z ati di nuovi mezzi ed armi. Sulla corona delle colline,

le vedette p a rtigiane guardavano di nuovo alla città nella valle.

Il fatto d’arme di Alba del 15 Aprile è un interessante esempio

di guerriglia pa rtig ian a p o rta ta in città. Un documento (3) della III”

Div. Langbe delle formazioni G. L. del Cuneese, « Duccio Galimbert

i» , a proposito degli obiettivi di detta azione dice: « P e r accordi

presi con le formazioni Autonome, Matteotti ed alla presenza della

Missione Alleata era stato predisposto il seguente piano di operazioni:

il giorno 15 alle ore 6,30 re p a rti partig ian i con un commandos

inglese pa ra c adutato, effettuarono una azione sulla città di

Alba. Allo scopo la città è stata divisa in tre settori, ciascuno assegnato

ad ognuna delle formazioni pa rte c ipanti. Alle ore 6,30 il rep

a rto inglese ap rirà il fuoco con morta i e mitrag lia tric i su alcuni

obiettivi della città… Dopo 15-20 minuti di fuoco continuo ed intenso

i rep a rti, che già a ll’alba si saranno p o rta ti nei pressi della città,

sferreranno l’attacco sugli obiettivi ostacolanti l’avanzata nel proprio

settore. Se entro 45 min u ti i re p a rti non riusciranno ad ap rirsi il

varco con i p ro p rii mezzi, dovranno sganciarsi e ripiegare. Contemporaneamente

l’aviazione alleata sorvolerà la zona di Alba e d in to rn i

per evitare che giungano rinforzi repubb lich in i da località viciniori ».

P a rte c ipa rono a ll’azione 200 volontari G.L., 300 autonomi, 100 Matteotti

più un rep a rto partigiano di m o rta i ed uno di mitrag lie ri in glesi.

L’azione da sicure testimonianze di Comandanti e p a rte c ipanti

pa rtigiani ed alleati, riuscì tatticamente, e i collegamenti fra il comando

ed i re p a rti ope ranti si dimostrarono rap id i ed efficienti. Notazione

importante, questa, perchè i collegamenti (come abbiamo già

avuto modo di vedere), se stanno alla base di ogni riuscita milita re

sono p a rte delicatissima ed essenziale anche per ogni azione di guerriglia

ampiamente manovrata. Sulla condotta de ll’azione una lettera

(3) Relazione sull’azione di Alba del giorno 154-’45, Formazioni G. L. del

Cuneese « Duccio Galimberti » III Divisione Langhe, al Comando Regionale G. L,

36 FILIPPO BARBANO

di un combattente repubblicano, c a ttu ra ta dai partig ian i ed in te ra mente

pubblicata nel volume del magg. Mauri, dà u n ’idea della aggressività

e della… temp e ra tu ra in cui si svolse.

Da un altro punto di considerazione, la le ttu ra di un documento

(4) di p a rte garibaldina, fa pensare, circa gli obiettivi, che essi sarebbero

stati diversi da quelli di una pura e semplice azione di gu e rriglia

p o rta ta in città. « Nel corso dell’azione — vi si legge — sino alle

ore 12 era da ritene rsi che il presidio m ilita re di Alba venisse sopraffatto,

mentre nelle prime ore del pomeriggio, nella tema del

sopraggiungere dei rinforz i da a ltre località (e ciò è provato dal

fatto che la radio del comando tattico ordinò il ripiegamento delle

unità ope ranti ne ll’abitato essendo in vista c a rri a rmati provenienti

da Bra) si veniva creando una situazione sfavorevole per le forze

partigiane, situazione sfavorevole che determinò la cessazione dell’attacco

ed il ritorno delle forze alle basi di partenza ». Il documento

prosegue, rimostrando nei rigua rdi dei Comandi Pa rtig ian i che p re pa

ra rono l’azione p e r il mancato invito di parteciparvi, alle forma zioni

garibaldine di stanza nella zona; e tra spa re anche l’intenzione

di mostrare come con questa partecipazione l’azione avrebbe anche

potuto risolversi in una occupazione definitiva della città che invece

sarebbe stata abbandonata p e r « mancanza di forze sopratutto dal

lato Ovest della città stessa». Dello stesso tenore è anche un secondo

documento (5) di p a rte garibaldina della 14″ Div. d’Assalto « Capriolo

».

Ora in effetti se si può pensare che l’orientamento della Missione

Alleata abbia influito in qualche modo sulla determinazione degli

scopi de ll’azione, non pare si possa affermare che vi siano state p re giudiziali

di sorta contro una partecipazione garibaldina. Il Col. Stevens

e la Missione di ufficiali alleati scesi il 2 aprile ’45 al campo

partigiano di Cortemilia, erano venuti (in vista di un coordinamento

della nostra guerriglia p a rtigiana con la fase finale delle operazioni

milita ri) a p rep a ra re una serie di azioni a titolo di prova delle possibilità

e dell’addestramento partigiano. Pa re invece che i capi delle

formazioni comuniste, invitati ai colloquii di Cortemilia, si siano

preoccupati piuttosto di sapere quanti mezzi gli alleati avrebbero voluto

mettere a disposizione delle loro formazioni per queste azioni.

(4) Relazione sulla situazione politica della Zona con particolare riferimento

al fatto d’arme del 15-4-’45 in Alba, diretta da] Comitato di Zona del P. C. I.

alla Federazione di Cuneo ed al Comandante raggruppamento Divisioni Garibaldi

delle Langhe.

(5) Comitato Liberazione Nazionale, C. V. L.; 14a Divisione d’Assalto Garibaldi

«Capriolo» – «Chi ha l’Italia in cor ci segua»; Prot. n. 428/B/C; Zona,

lì 16-4-’45: Rapporto attacco ad Alba del 15-4-’45.

I FATTI MILITARI DI ALBA 37

Il che avrebbe lasciato piuttosto perplessa la Missione alleata. P e rplessità

comprensibile dal momento che gli alti Comandi Alleati sta vano

proprio allora facendo l’esperienza della guerriglia greca.

Quanto poi agli obiettivi dell’azione di Alba del 15 aprile p a rrebbe

che la resa definitiva del presidio repubblicano sia stata considerata

fra gli scopi come un sovrappiù non necessariamente richiesto.

Gli ufficiali a lleati sapevano in fa tti che la guerra era sul fin ire e che

quindi a conti fa tti se Alba fosse caduta al prezzo che costò l’azione,

ne sarebbe valsa la pen a ; in caso contrario si sarebbero inutilmente

rinnovati i fasti di Pirro. P a re però anche che il « 25 Aprile » non

fosse a llora atteso tanto presto. In questo ultimo ordine di considerazioni

si sarebbe quindi anche potuto dare il caso di una seconda

reazione repubblicana con una conseguente usura di forze; da evitare

invece in ogni modo in vista dello scatto finale ormai sicuro, anche

se più o meno vicino.

Quanto infine alla mancata possibilità di occupare definitivamente

Alba, p a re che il sopraggiungere di una colonna repubblicana da Brà

sia stata in questo senso veramente determinante. Da un documento

(6) repubblicano del Comando R.A.P. di Brà sulle operazioni del

giorno 15 si può dedurre la consistenza di delta colonna : essa era fo rmata,

dal I o rep a rto R.A.U., da 2 pi. della X Mas, da 1 sez. d’a rtiglieria,

più 4 c a rri L3, 1 auto-protetta, 1 stazione radio R.F.5, 1 motociclista

esploratore. A conclusione della p u n ta ta del giorno 15 il

documento in esame dice : « Verso 1’imb ru n ire si poteva stab ilire che

il presidio di Alba si era asserragliato nelle 2 caserme e che i Ribelli,

con l’arrivo della colonna su posto, ripiegavano evacuando completamente

la città ».

A proposito dell’operazione di Alba del 15 aprile ’45 c’è poi ancora,

prima di concludere, da tener presente che in effetti essa assunse

un c a ra tte re di « prova generale », se constatiamo che, contemporaneamente

a questa, altre simili azioni venivano sferrate in tutta la r i manente

zona: la 6a Div. Idei Col. Toselli doveva p u n ta re su Canale e

Cisterna d’Asti con il compito di in te rd ire le ro tab ili Torino-Alba ed

Asti-Bra; la 22 Brg. bis della I a Div. Langhe, investire Canelli p re sidiata

dai rep u b b lic an i; la Brg. Val Bormida della I a Div. Langhe,

investire Monesiglio; la Brg. Rocca d ’Arazzo della 22 Div. Langhe,

p u n ta re su Asti. In secondo luogo questo ca ra tte re di azione rapida

non è contradetto dal fatto che essa si protraesse fino al tramonto del

giorno 15. Abbiamo già visto sopra che il tempo della p u n ta ta offensiva

era stato fissato con scadenza massima verso mezzogiorno. Se

(6) R.A.P. 1° Reparto Arditi Ufficiali – Comando; lì 24-4-’45 – P.d.C. 845:

Relazione sul ciclo operativo dal 14-4 al 234-1945,

38 FILIPPO BARBANO

l’azione si prolungò invece p e r a ltre sei ore circa, ciò si deve alle

difficoltà che le punte d’attacco trovarono ad un dato punto nello

sganciamento. In ultima analisi sarebbe poi sempre da vedere se,

malgrado l’intervento di a ltre forze, l’occupazione del presidio si

sarebbe p o tuta fa r precedere di tredici giorni.

Gli avvenimenti stavano in fa tti precipitando. Sfondata la linea

gotica le armate alleate dilagavano nella p ian u ra padana. Alba dopo

ancora due giorni di aspri combattimenti cadeva il 28 aprile. Le formiazioni

partigiane la oltrepassavano: dopo diciotto mesi di lotta clan destina

la guerriglia puntava decisamente sulle grandi città già in

sommossa.

F ilippo Barbano

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Pubblicato da salvogarufi

Nato a Militello in Val di Catania il 19/11/1951. Attualmente in pensione, ha insegnato nelle scuole statali stenografia, materie letterarie, storia dell'arte, storia e filosofia. E' autore di narrativa, teatro e saggistica. Ha collaborato con la Terza Pagina del "Secolo d'Italia". E' stato assessore alla cultura a Militello (CT) e consulente per la cultura nella Provincia di Catania.